L'attività fisica (se non si esagera)
migliora le difese dell'organismo.
Tanti i motivi per dedicarsi almeno un po' a una disciplina: uno su tutti l'azione sul sistema immunitario.
L�attività fisica ha un'azione positiva sul sistema immunitario, che si traduce in una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, diabete, malattia polmonare cronico ostruttiva, cancro del colon e della mammella, demenza e depressione. Il meccanismo di fondo di questo beneficio così diffuso è la riduzione dello stato di infiammazione dell�organismo. Un livello cronico di infiammazione, infatti, è verosimilmente alla base di queste condizioni patologiche: la riprova è la presenza di alti livelli nell�organismo di sostanze, come l'interleuchina-6 e la proteina C-reattiva, mediatori dell'infiammazione. �L'esercizio ha un'azione antinfiammatoria e quindi, a lungo termine, un'attività fisica regolare può proteggere contro lo sviluppo di malattie croniche� dice Michael Gleeson della School of Sport, Exercise and Health Sciences della Loughborough University inglese, che con alcuni collaboratori ha pubblicato su Naturereviews/Immunology una revisione sull�argomento �. L�esercizio può essere usato come una forma di trattamento per migliorare i sintomi di molte di queste condizioni�.
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Le raccomandazioni fondamentali per uno stile di vita sano sono riassumibili in tre numeri: 0-5-30. Ossia, 0 sigarette, 5 porzioni di frutta o verdura fresca al giorno e 30 minuti di esercizio fisico moderato quotidiano � ricorda Alberto Mantovani, direttore scientifico dell�Istituto clinico Humanitas di Milano �. L'attività fisica aiuta a prevenire i tumori in modo sia diretto sia indiretto. Direttamente, perch� contribuisce al buon funzionamento del sistema immunitario, mantenendo l�equilibrio tra i freni e gli acceleratori che costituiscono uno dei meccanismi di azione delle nostre difese. Indirettamente, perch� l'attività fisica aiuta combattere il sovrappeso: il tessuto adiposo non è infatti un semplice deposito di grasso, ma è ricco di cellule immunitarie come i macrofagi, che producono mediatori dell'infiammazione, i quali svolgono un ruolo importante nello sviluppo di alcune patologie, quali il diabete dell�adulto, le malattie cardiovascolari e il cancro�.
C'è però un limite di attività fisica oltre il quale le funzioni di difesa immunitaria dell'organismo tendono a diminuire invece di aumentare. In un certo senso si può dire che la risposta del sistema immunitario sia bifasica: c'è un miglioramento fino a un certo livello di attività fisica, ma se si va oltre subentra un peggioramento. E' il fenomeno che si osserva negli atleti professionisti, che proprio a causa dei loro lunghi allenamenti risultano più sensibili, ad esempio, alle infezioni delle prime vie respiratorie. �L'azione bifasica non ci sorprende, perch� è intrinseca al modo di funzionare del sistema immunitario, fondato sul bilanciamento tra freni e acceleratori � commenta Mantovani �. L'immunità, fondamentale per il funzionamento delle nostre difese, in quantità eccessiva o nel momento sbagliato è essa stessa causa di danno. L'esempio più clamoroso è lo shock settico, che porta alla morte perch� scatena una risposta immunitaria violentissima e incontrollata�.
Ma qual è il limite oltre il quale non bisognerebbe andare? �Difficile dare indicazioni quantitative, vale sempre il buon senso � dice ancora Mantovani �. I dati che mostrano una correlazione tra esercizio fisico e soppressione delle difese immunitarie si riferiscono ad atleti professionisti, dunque a persone che svolgono questo tipo di attività in modo intenso. Ciò non significa che chi ha la buona abitudine di andare in palestra o a correre alcune volte a settimana debba prendere tali dati come un invito a smettere. Al contrario, deve considerarli un invito a continuare con saggezza e moderazione la propria attività fisica�.
La ricerca sta anche cercando di stabilire attraverso quali fini meccanismi biologici l'inattività fisica aumenti il livello di infiammazione presente nell�organismo, ma certamente sono importanti l'incremento della quantità di grasso presente nell�organismo, l'ingrossamento delle singole cellule adipose e la loro infiltrazione da parte di cellule tipiche dell'infiammazione, come i macrofagi M1 e cellule T attivate. Il tessuto grasso infiammato per la presenza di queste cellule produce le adipochine, sostanze che diffondono un'infiammazione cronica e di basso grado negli altri tessuti. Ne conseguono fenomeni molto negativi, come la resistenza all'azione dell'insulina (che favorisce il diabete), lo sviluppo di tumori, la degenerazione del tessuto nervoso e l'aterosclerosi.
Corriere.it