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Non volevo intervenire in questa discussione, perch? non ritenevo di riuscire a trovare parole degne per parlare del Pirata. Forse non ci riuscir? comunque, ma ci provo lo stesso. Parlare di lui per me ? sempre qualcosa di difficile. Marco Pantani ? stato colui il quale mi ha innamorato del ciclismo, della bicicletta, delle salite, degli scatti, i suoi grandi ed inimitabili scatti. Chi pratica ciclismo capisce bene quanto forte era Pantani in salita. Ma capisce quanto forte era in generale in sella ad una bicicletta. Scalava il Mortirolo a 14-15 km/h di media, aveva delle Vam impressionanti e quando scattava restava sui pedali, a 30 km/h, per decine di metri. Di pi?, quando si sedeva e riposizionava la catena uno, due pignoni su, riusciva a tenere una velocit? impressionante, un numero di pedalate devastanti. Era diventato forte anche a cronometro, ed era follemente imprendibile in discesa. Indimenticabile la sua posizione quando affrontava le picchiate. Quasi sempre in solitaria, perch? ai Gpm era difficile che ci arrivasse in compagnia di qualcuno. Troppo forte per tutti. Quando scattava era micidiale. Pavel Tonkov raccontava di come fosse difficile tenergli la ruota. Raccontava di quanto fu difficile, in quella tappa indimenticabile del Giro del '98, rispondere ai tantissimi scatti che riusc? a compiere. Tant'? che alla fine moll?, e Pantani vinse il Giro. Come moll? Jan Ullrich, che pat? le pene dell'inferno in quell'indimenticabile Tour de France del '98, che il Pirata vinse, proprio dopo il Giro. Gli mangi? oltre 3 minuti in una sola tappa, quella tappa indimenticabile, con la pioggia, il freddo, e soprattutto con tanti Gpm. Quelle tappe da eroi, di pi? di quanto lo sono gi? normalmente i ciclista. De Zan, l'indimenticabile De Zan, pronunci? una frase divenuta storica: "Quando la strada si rizza sotto i pedali, Pantani ? il pi? forte!". Era cos?. Pantani era lo scalatore pi? forte in circolazione, e resta uno dei pi? forti mai esistiti. E nell'anno dell'accoppiata Tour-Giro era indiscutibilmente il ciclista pi? forte che esistesse. Almeno per le corse a tappe. E infatti le vinse tutte, vincendo appunto le pi? importanti: Giro e Tour. Poi arriv? la sua fine, poco a poco. Pantani scese dalla sua bici per non risalirci mai pi?. Ammazzato. Direttamente, indirettamente, non importa. Marco Pantani lo hanno ammazzato. Con la cinicit?, con la cattiveria, l'invidia, la malizia. Marco Pantani non era un dopato. Chi si dopa nel ciclismo non fa strada. Viene preso 3 ore dopo e allontanato, squalificato. Uno, due, tre, cinque anni. Chi si dopa non scrive la storia del ciclismo. E Pantani lo ha fatto alla grande. Ci? che faceva in salita, ci? che faceva in sella alla bici, era frutto di un talento straordinario. Quella sera, a Madonna di Campiglio, gli trovarono semplicemente dei valori sballati di ematocrito. Ma non era doping, non era null'altro. L'ematocrito potrebbe mutare a chiunque. Pantani era un campione, e vinceva in funzione di questo. Aveva caratteristiche fisiche che i medici stessi definivano sovrumane. Pantani andava forte in salita perch? era forte. Potenza impressionante, battito cardiaco straordinario. Pantani era il numero 1. Adesso Pantani resta il ricordo pi? bello che ho del ciclismo. Ed ? ci? che di bello porto sempre nel mio cuore ogni qualvolta salgo in sella alla mia bici, ogni qualvolta la strada si rizza sotto i pedali, il fiato si accorcia, le gambe fanno male, sempre pi? male, e la sofferenza sale poco a poco. Sento il cinguettio degli uccelli, sopra la sofferenza che ti tura le orecchie, il vento scuotere le foglie. Forse Pantani mi sta guardando. Forse sar? contento del passo che ho adesso. Ma so che mi sta ordinando di migliorare. Devo migliorare. Sempre migliorare. Aumentare i km/h di media e le pedalate al minuto. Allenare il cuore e abbassare la frequenza cardiaca. Cercher? di non deluderti, Campione. Ma non aspettarti certo che diventi come te. Questo ? impossibile, lo sai. Ma far? quantomeno del mio meglio. Intanto tu conservami un posto accanto a te. Quando arriver? anche per me il momento di raggiungerti ho tante cose da raccontarti, e vorrei che tante me ne raccontassi.
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